Nella prima parte della primavera si comincia di norma con l’attività convettiva (temporali), con una netta prevalenza sulla fascia collinare e pedecollinare e nelle ore pomeridiane e fino al tramonto.
La climatologia dell’attività temporalesca in Romagna (peraltro un poco scarna e comunque inerente un periodo recente e non molto esteso, in tal senso aiutano gli archivi dell’attività ceraunica), indica che però in questo periodo c’è una sensibile differenza tra l’l’attività convettiva, segnatamente quella ad evoluzione diurna e non legata ai fronti, della zona collinare e pedecollinare e quella delle basse pianure e costa; gap che tende leggermente ad assottigliarsi a mano a mano che ci si addentra nel periodo estivo.
La prima causa è del tutto intuitiva: è chiaro che l’orografia, per tutta una serie di motivi, aiuta e forza i moti convettivi a ciclo diurno.
C’è però una seconda causa che, specie ad inizio primavera ha una sua importanza: infatti le acque superficiali del mare Adriatico hanno ancora una temperatura relativamente bassa, eredità dell’inverno, e quando nelle ore pomeridiane si attivano le brezze marittime, talora anche vivaci dato il sensibile gradiente termico mare-entroterra (con quest’ultimo che si riscalda alla svelta), esse portano aria più fresca, umida, ma anche più stabile verso l’interno, sequestrando l’energia convettiva potenziale disponibile (CAPE) e “spazzandola” nel contempo verso ovest a ridosso dei rilievi e della pianura pedecollinare.
In quelle aree si organizza pertanto una sorta di CAPE convergence (affratelliamolo ad un moisture convergence) tra quello stagnante in loco entro il PBL collinare e pedecollinare e quello “spinto” ad occidente dalle brezze marittime. Nelle zone interessate dalla brezza i bassi strati si stabilizzano a partire dalla costa e gradualmente sempre più ad ovest.
Anche i Limited Area Model vedono ovviamente tutto ciò, e, solo per fare un esempio, si nota nel forecaast AROME 1.5 km che nel pomeriggio i venti marittimi, più freschi e stabili, provvederanno a “ramazzare” il MUCAPE (most unstable), evidenziato in colori dall’azzurro al giallo-arancio, verso ovest accumulandolo ed addossandolo già ove era presente nella zona collinare e pedecollinare.
In poche parole in primavera, specie nella prima parte, anche il mare contribuisce ad avere una maggiore attività temporalesca sui nostri rilievi appenninici e sulla fascia pianeggiante pedecollinare. A meno che non transitino fronti, ULL, dry-line e company, ma quello è un altro paio di maniche. Oppure le correnti occidentali o sud-occidentali in quota possono pilotare i sistemi convettivi appenninici verso la bassa pianura e costa, ma giungono indeboliti, perchè nei bassi strati la benzina non c’è e le correnti convettive non si rinnovano e nemmeno ricicciano.
Tra il dire ed il tuonare c’è di mezzo anche il mare, parafrasando.
Pierluigi Randi
meteoromagna.com