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La calda primavera romagnola del 2017

La primavera romagnola 2017 sta scorrendo caldissima (che strano, novità assoluta) ma anche poco piovosa (anche se ci sono aree messe ben peggio).

Ed allora ecco che proprio ieri sera l’interlocutore di turno, uno di quei tuttologi che pontifica su tutto lo scibile dell’orbe terracqueo, dai trattori alle meringhe, dalla fisica delle particelle alla cucina ghanese, dalla fauna alsaziana alla pittura monocromatica… estrae dal repertorio il puntuale luogo comune:
“Beh, ma comunque non c’è da preoccuparsi: sta per arrivare Pasqua, ed a Pasqua piove, è sempre stato così”.
Ora, nell’imminente periodo pasquale 2017 potrebbe anche piovere così come no (avremo idee più chiare domani), ma sta di fatto che di luogo comune si tratta.
Infatti delle ultime 30 Pasque romagnole (inclusa la Pasquetta), 16 sono state caratterizzate da tempo buono, vale a dire assenza di piogge, temperature allineate alla norma o superiori (quindi non fredde), e buon soleggiamento; mentre le rimanenti 14 hanno effettivamente mostrato tempo instabile o perturbato.

Teniamo anche conto del fatto che Pasqua cade in periodi diversi, quindi non si presta a particolari analisi di tipo climatologico.

Comunque i rapporti stanno 53.3% contro 46.7% a favore di Pasque e Pasquette con tempo buono.

Potremmo ragionevolmente affermare che si tratta di un quasi pari e patta tra bello e brutto tempo, ma non si può certo affermare che “a Pasqua è quasi sempre brutto”.

Peraltro queste percentuali così vicine tra loro non devono stupire: la Pasqua arriva in primavera, e la primavera, in quanto stagione di transizione, è tipicamente variabile, con stretta alternanza di periodi stabili e perturbati (a parte le singole annate).

Ma perché allora si sente dire così spesso “tanto a Pasqua sarà brutto”?
La risposta è sempre quella ed è da ricercare nella nostra mente: tendiamo a ricordare maggiormente l’evento sfavorevole o che ci lascia contrariati.
Una Pasqua bruttarella ci manda a ramengo la scampagnata, il barbecue all’aperto, la passeggiata sulla battigia, il beach volley in spiaggia dopo una autoclave di cappelletti, mezzo allevamento intensivo di faraone, un silos di latte imperiale e due cisterne di sangiovese (pertanto con associato colpo apoplettico a metà del primo set).
Mentre dimentichiamo alla svelta la Pasqua bella e stabile, perché in fondo tutto è andato come desiderato e non ci sono stati intoppi legati al tempo.
Ma in realtà anche “tanto per Pasqua piove sempre” è un luogo comune non supportato dai fatti (o meglio dai dati) …e non è una differenza da poco.

Giornata Mondiale della Meteorologia a ROMA

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Anche la meteorologia festeggia (ebbene sì), ed il 23 marzo (giovedì) ricorre la giornata mondiale di questa disciplina.

La celebrazione ricorre ogni anno nell’anniversario della fondazione, avvenuta nel 1950, dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM).
Segnalo pertanto l’appuntamento a Roma presso l’Aula Magna del Rettorato della Sapienza Università di Roma. Il tema di quest’anno è: “Capire le nubi”.
A me piacciono particolarmente quelle un po’ “minacciose” dato che me ne occupo, diciamo così, per “deformazione professionale”, ed anche se talora un poco inquietanti anch’esse meritano un augurio.
Pur sempre espressione della natura sono.

Principio di Primavera 2017

    Cominciano a fiorire con maggiore continuità ed estensione i valori over 20°C in regione, complici la presenza di alta pressione, specie in quota associata a flussi nord-occidentali miti e secchi, ed un PBL padano che comincia a scaldarsi rapidamente (anche in virtù di suoli non proprio “intrisi” ecco) pure in questo caso in associazione ad aria alquanto secca.
La fascia costiera invece vive una storia del tutto diversa che è comunque tipica della primavera: le acque superficiali dell’Adriatico sono ancora fredde per l’eredità dell’inverno meteorologico da poco terminato (l’acqua è “pigra” si riscalda e si raffredda lentamente), e le brezze che si attivano dalla tarda mattinata a causa dell’elevato gradiente termico tra superficie del mare fredda ed entroterra caldo (con l’aria calda che tende a salire e deve essere quindi rimpiazzata) spingono masse d’aria più fresca, ma anche assai più umida (fascia verde-blu nella mappa del LAM Arome, plot Infoclimat), a contenere l’aumento delle temperature sui litorali con ventilazione orientale.
Insomma, in questo periodo se vogliamo beneficiare appieno del tepore primaverile, meglio non andare al mare, poiché troviamo, in condizioni stabili come quelle attuali e nelle ore pomeridiane, circa 5-6 gradi in meno ed un buon 40% di umidità in più (che non aiuta).

Per la cronaca in questo periodo dovremmo avere, nelle zone interne, temperature massime sui 14 massimo 15°C, per cui 5-6°C di troppo ci sono; ed i venti gradi di temperatura massima “costanti” dovremmo sperimentarli verso l’inizio della terza decade di aprile (nel trentennio 1961-1990 alla fine della terza decade di aprile o nella prima decade di maggio, peraltro).
Siamo in anticipo di un mesetto abbondante, così per dire.

Aria frizzantina…

Tempo asciutto e mite in questo periodo a parte di notte ed all’alba quando la perdita di calore per irraggiamento radiativo in condizioni di cielo sereno, poco vento ed aria alquanto secca, portano aria frizzantina con qualche lieve brinata nelle zone nelle pianure interne (ma più ieri che oggi).

Ben diversa la situazione esattamente di 55 anni fa, quando una severa (per il periodo stagionale) irruzione di aria artica andò ad innescare un profondo minimo depressionario in rapida fuga dal Tirreno settentrionale allo Ionio, con presenza di fortissimi venti di bora.

       


Il ramo occluso del sistema frontale generatosi in seno alla ciclogenesi fece arrivare la neve anche su alcune aree           della pianura occidentale ravennate e su forlivese e cesenate, anche con accumulo al suolo. Più abbondante la neve sui rilievi causa stau orografico per correnti da NE.
Il raffreddamento che ne seguì, sia per cause avvettive che per effetto dell’irraggiamento radiativo fu notevole, in particolare nei comparti interessati da deposito di neve al suolo.
In alcune zone della prima collina romagnola si sfiorarono i 10°C sotto lo zero di temperatura minima, ma notevole fu il valore di -6.4°C a Cesenatico.

Insomma l’inverno ritornò e, anche se per qualche giorno, fece sul serio.

Pierluigi Randi
Meteoromagna.com

Si chiude l’Inverno Meteorologico 2016-2017

E con oggi si chiude l’inverno meteorologico 2016-2017, sul quale, in merito ai dati termo-pluviometrici rilevati al suolo in regione, si tornerà più avanti.
Uno spunto interessante, grazie ai dati “pronta cassa”, può venire dall’andamento delle temperature in libera atmosfera sul piano isobarico standard di 850 hPa (quota di circa 1500 m in realtà variabile in base alle dinamiche atmosferiche, ma standardizzando rimaniamo sui 1500 m e amen).
Analizzando (molto sommariamente) i dati dei radiosondaggi di S.P. Capofiume (BO) relativamente alle ore 00 GMT dal primo dicembre 2016 al 28 febbraio 2017 emerge un valore medio stagionale di 1°C tondo tondo (0.98°C per i precisini), di 0.6°C superiore alla media calcolata dal 1989-1990 (inizio della serie storica dei dati disponibili) al 2015-2016, che è di 0.4°C.
Pertanto, nonostante gli “sfo
rzi” di gennaio, l’inverno 2016-2017 termina, a quella quota, leggermente mite, anche se non ai livelli dei 3 che lo hanno preceduto, piazzandosi al decimo posto come più mite su una serie storica che conta 28 anni.
Il valore più basso della stagione è stato toccato il 7 gennaio con temperatura di -11.5°C; quello più elevato il 26 dicembre 2016 con dato di 11.0°C.
Osservando la stessa serie storica si nota come l’inverno più freddo sia stato quello del 2005-2006 (valore medio di -2.0°C; una stagione che pochi ricordano); seguito dal 1990-1991 (-1.4°C); mentre il più mite risulta quello dei 2015-2016 (3.0°C), cui seguono il 2006-2007 (2.7°C) e 2013-2014/1989-1990 ex-aequo (2.5°C)).

 Il trend termico al rialzo della stagione invernale è comunque alquanto evidente (tratteggio fucsia), anche se non ai livelli di quello estivo, collocato tra l’orrido ed il raccapricciante (vedere anche il grafico estivo allegato).
Nota a margine: mancano i dati dal 10 al 23 dicembre 2016; per colmare tale “buco” sono stati considerati i valori di reforecast del LAM Moloch 1.5 km CNR-ISAC, ma possiamo confidare su un errore sostanzialmente trascurabile.
E dopo la litania stagionale bu
ona primavera a tutti, con l’inverno 2016-2017 che ci saluta con un alito di libeccio (che nelle nostre lande romagnole si traduce in fohn appenninico; anzi, nel corso della giornata tenderà a ruggire, specie sui rilievi e fascia pedecollinare) e temperature già belle miti fin dal primo mattino.

Pierluigi Randi
Meteoemilia.com / Meteoromagna.com

 

Altro Venerdì, altro giro.

Altro venerdì ed altro giro.

Vediamo domani cosa produrrà il veloce ingresso e transito di una nuova saccatura nord-atlantica con annessa la classica ciclogenesi orografica e relative ondulazioni frontali nonchè la sua bella “lama” di IPV.

C’è anche una simpatica “pennellata” o “sbandierata” di libeccio (o garbino come lo chiamiamo in Romagna) avanti il fronte, che però è particolarmente apprezzabile solo al di sopra dell’inversione termica (nel caso in figura piano isobarico di 850 hPa); insomma il nostro caro garbino riesce a “galleggiare” sopra il “coperchio” inversionale, almeno fino a quando quest’ultimo non viene rimosso.

Per il resto una piovutina ci sta tra il pomeriggio-sera e la notte di domani (forse qualcosina già dal mattino), ma il passaggio sembra rapido e già risolto dalla tarda mattinata da sabato.

Ai beachvollari, happyouristi, chiappettardi e spacciatori di cocco ed anguria da rena che già implorano l’arrivo del solleone e della canicola scorticandomi l’anima, chiedo di portare pazienza o al limite di imbarcarsi verso Sebha, e cortesemente rimanervi.
Prima dell’estate, peraltro, c’è da affrontare la primavera.

Pierluigi Randi – meteoromagna.com
 

Trenini meteo di fine inverno?

La stagione invernale si avvia alla conclusione (la primavera meteorologica inizia il primo marzo) e come di consueto, con l’approssimarsi di quella nuova, le medie latitudini vedono aumentare il “traffico”.
Le masse d’aria sub-tropicali cominciano a migrare verso latitudini più settentrionali, ma nel contempo sono ancora ben attive quelle polari ed artiche.
Ed ecco che tra ocean
o Atlantico e continente europeo si danno appuntamento, a stretto giro, tre masse d’aria ben definite molto diverse tra loro: sub-tropicale (in questo caso marittima, mTW) convogliata dalla fascia delle alte pressioni appartenenti alla circolazione di Hadley; polare fredda (sempre marittima, mPK), che si alterna con quella subropicale attraverso le onde depressionarie delle medie latitudini o se vogliamo lungo il fronte polare (che poi sarebbe la circolazione di Ferrel di antica memoria); artica ancora più fredda (in questo caso marittima, mAK) convogliata dagli anticicloni che ancora risiedono nei pressi del circolo polare artico.
Tre masse d’aria che interagiscono originando due treni di onde depressionarie e rami frontali caldi, freddi ed occlusi in successione (uno tra mTW e mPK, un secondo tra mPK e mAK), i quali viaggiano su binari paralleli ed anche alquanto velocemente (la corrente a getto ad alta quota viene assai “stimolata” a dare gas in queste condizioni ove i gradienti termici picchiano duro).
Ed ecco che il quadretto dipinto dal Deutscher Wetterdienst e valido per domani, con i due trenini ben visibili, ha un nonsochè di fine stagione nonostante il notevole dinamismo.

Pierluigi Randi
meteoromagna.com